Intervento alla colonna? No, grazie!

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«Non c’è un intervento chirurgico che risolva il mio problema?»

Questa è una delle frasi che più spesso sentiamo dire ai nostri pazienti che hanno mal di schiena. Il motivo per cui ci fanno questa domanda risiede nel fatto che, nella maggioranza dei casi, queste persone sono esasperate da un dolore che dura da molto tempo oppure perché hanno avuto diversi episodi ripetuti nel tempo che provocano difficoltà nelle attività quotidiane.

In altri casi però tutti noi siamo alla ricerca della soluzione che ai nostri occhi appare più semplice, e ci sembra più semplice affrontare un intervento chirurgico che “aggiusti” la nostra schiena, piuttosto che un faticoso percorso riabilitativo che ci permetta di superare il problema che magari comporta dover fare quei noiosissimi esercizi da fare a casa che il fisioterapista ci propone.

In sostanza vogliamo aggirare il problema….in realtà non consideriamo il fatto che gli interventi alla colonna oltre alla difficoltà che la chirurgia comporta necessitano di un percorso post-operatorio addirittura più lungo e faticoso rispetto al trattamento conservativo.

Ma allora, quando si rende necessario un intervento chirurgico e quando no?

Per rispondere a questa domanda ci vengono in aiuto le linee guida presenti in letteratura:

  • Sicuramente l’intervento chirurgico è necessario quando ci troviamo di fronte ad una sindrome della cauda equina. La sindrome della cauda equina è una condizione neurologica causata dalla compressione della parte terminale del midollo spinale (il cono midollare), determinata nella maggioranza dei casi da un’ernia discale. Altre cause possono essere una stenosi lombare, infezioni, neoplasie e malformazioni. I sintomi che produce sono paresi degli arti inferiori, anestesia nella regione perineale (anestesia a sella), disfunzioni della vescica, organi genitali e intestino (la più comune è l’incontinenza). Fortunatamente questa condizione è poco frequente, ma è importante che sia riconosciuta rapidamente perché necessita di un intervento chirurgico urgente, per evitare danni permanenti.
  • La chirurgia spinale è raccomandata, poi, nei pazienti che abbiano deficit neurologici (perdita di forza, sensibilità o dei riflessi) confermati da diagnosi strumentale (imaging radiologico e/o esame della conduzione del nervo) che durano da più di 6 settimane, in cui il trattamento conservativo (farmacologico e riabilitativo) non sia stato efficace.

In sostanza l’intervento chirurgico è indicato, oltre ai casi di fratture o neoplasie, solo nei casi in cui il dolore è accompagnato da un coinvolgimento della componente nervosa dalla colonna. Senza voler fare un trattato di anatomia, dobbiamo chiarire che la colonna è formata da 33 vertebre disposte verticalmente una sopra l’altra. Le vertebre sono ossa costituite da un corpo e un anello osseo posteriore (l’arco vertebrale) e sono unite da faccette articolari presenti dietro la colonna, che permettono alle varie vertebre di muoversi. Le vertebre sono tenute insieme e stabilizzate dai legamenti e, cosa molto importante, sono separate l’una dall’altra dai dischi intervertebrali, che funzionano da cuscinetto per assorbire i traumi. Disponendosi uno sopra gli altri, gli archi posteriori delle vertebre vanno a formare il canale vertebrale, all’interno del quale è presente il midollo spinale, che parte dal cervello e arriva alla regione lombare della colonna. I nervi fuoriescono dal midollo spinale, inviando segnali di movimento e altre funzioni al resto del corpo. Una compressione di queste strutture nervose può essere causata da diverse problematiche; da alterazioni del disco (come nel caso dell’ernia), da stenosi (cioè un restringimento) del canale vertebrale oppure da una spondilolistesi (uno scivolamento di una vertebra rispetto ad un’altra).

Per ognuna di queste patologie esistono diversi tipi di intervento alla schiena, i più conosciuti sono:

  • Discectomia: intervento utilizzato in caso di ernia del disco viene rimossa la parte di disco erniata allo scopo di ridurre la pressione sulla radice nervosa. Può essere effettuate anche con tecniche poco invasive in microchirurgia
  • Laminectomia: asportazione chirurgica parziale o totale della lamina di una o più vertebre in modo da ottenere un incremento dello spazio del canale vertebrale
  • Fusione: la fusione spinale consiste principalmente nell’unire due o più vertebre della colonna. Serve a stabilizzare una parte della colonna in caso di fratture o instabilità come nel caso delle spondilolistesi (scivolamento di un corpo vertebrale rispetto all’altro).
  • Impianto di disco: consiste nella sostituzione del disco intervertebrale con una protesi, può essere utilizzato in alternativa alla fusione, anche se non è possibile utilizzarlo in tutte i casi.

In conclusione possiamo consigliarvi, in caso di mal di schiena, di rivolgervi al vostro medico di base e/o al vostro fisioterapista di fiducia che saprà consigliarvi il trattamento più adeguato per risolvere il problema.

L’intervento chirurgico, come abbiamo visto, va preso in considerazione solo come ultima ratio, e solo in presenza di determinate problematiche.

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