La scoliosi
Cos’è la scoliosi

La scoliosi è definita come una complessa deformità strutturale della colonna che si torce sui tre piani (frontale, sagittale e orizzontale). In base all’età di insorgenza si parla di scoliosi infantile (fino a 3 anni), di scoliosi giovanile (dai 3 anni fino alla pubertà), e di scoliosi adolescenziale (dalla pubertà fino alla maturità ossea). La scoliosi si può sviluppare quindi in qualsiasi momento dell’infanzia e adolescenza ma generalmente si manifesta nei periodi di maggiore crescita cioè tra i 6 e i 24 mesi, tra i 5 e gli 8 anni e durante lo scatto puberale attorno agli 11 anni.
Il tasso di prevalenza della scoliosi (cioè la percentuale di pazienti scoliotici sul totale della popolazione) è di circa il 2,5%, ed è più frequente nel sesso femminile (con un rapporto femmine/maschi che va da 5/1 a 7/1 secondo l’entità della curva).
È possibile distinguere due tipi di scoliosi: la scoliosi idiopatica e la scoliosi secondaria ad altre patologie. Le scoliosi secondarie, cioè quelle in cui si riconosce una causa, sono solo una minima parte (circa il 20% del totale) e le patologie più frequenti che le causano sono malformazioni congenite del rachide o del torace, e disordini neurologici o muscolari. Si definisce al contrario idiopatica quando non se ne conosce l’origine, ma è doveroso chiarire che la scoliosi non può essere causata da zaini pesanti, cattive posture o da anomalie nella differenza di lunghezza delle gambe.
La valutazione e le scelte terapeutiche

La scoliosi si manifesta con asimmetrie del tronco delle spalle e scapole, e la diagnosi viene fatta chiedendo al paziente una flessione in avanti del tronco (test di Adams) che in caso di patologia mette in evidenza una rotazione delle vertebre (gibbo). In seguito il medico specialista potrà richiedere una radiografia della colonna in modo da poter misurare l’entità delle curve in gradi. Questo passaggio è estremamente importante perché l’entità della curva insieme alla sua localizzazione, all’età e alla fase di sviluppo puberale del paziente saranno i parametri più rilevanti con cui effettuare le scelte terapeutiche. Le “armi “ validate dalla letteratura scientifica, che sono attualmente a nostra disposizione per combattere la scoliosi sono: gli esercizi fisioterapici specifici (PSSE), i busti o corsetti ortopedici e, in ultimo, il trattamento chirurgico. Per sintetizzare curve scoliotiche lievi sotto i 25 gradi necessitano solo dell’utilizzo degli esercizi, per curve tra i 25° e i 40° il trattamento prevede l’uso di un corsetto correttivo mentre il trattamento chirurgico è riservato solo ai casi più gravi (curve sopra i 50°) e corregge le curve scoliotiche attraverso la fusione fra di loro di alcuni elementi della colonna vertebrale. Come detto in precedenza la comparsa della scoliosi è più probabile durante gli scatti di crescita e queste fasi rappresentano anche il momento di maggior rischio di peggioramento di curve scoliotiche già presenti. Per questo, nella programmazione delle scelte terapeutiche bisogna tener conto anche di questo elemento: una curva di entità fra lieve e moderata sarà trattata con gli esercizi in un paziente a fine crescita, mentre in una bambina di 9 anni potrebbe essere necessario aggiungere l’uso del corsetto per evitare il peggioramento della curva durante lo spurt puberale.
L’obiettivo di un trattamento conservativo della scoliosi idiopatica sarà sempre quello di contenere la curva al di sotto dei 30° gradi Cobb alla fine della crescita. Questo valore infatti è considerato il limite oltre il quale le scoliosi tendono in età adulta ad un peggioramento.
Il trattamento fisioterapico della scoliosi
In questo breve articolo non andremo ad approfondire gli argomenti corsetto e chirurgia ma ci concentreremo su quello che è il ruolo degli esercizi nel trattamento della scoliosi idiopatica.

Gli esercizi sono uno strumento utilizzato da moltissimi anni con l’intento di ridurre l’evoluzione delle curve scoliotiche ma sono solo 3 i metodi che, ad oggi, hanno pubblicato risultati su riviste scientifiche indicizzate (SEAS, Schroth e Dobomed). Presso il nostro centro utilizziamo il SEAS Scientific Exercise Approach to Scoliosis (Approccio scientifico con esercizi alla scoliosi), un metodo ideato e sviluppato in Italia circa 30 anni fa dal gruppo del Prof. Negrini. Alla base di questo approccio c’è l’apprendimento del movimento di autocorrezione della scoliosi: un movimento attivo in cui il paziente ricerca il miglior allineamento possibile della sua colonna. Utilizzando questo movimento è possibile proporre esercizi che il paziente deve eseguire anche a domicilio, con l’obiettivo di ridurre o bloccare il peggioramento della curva scoliotica e che, secondo alcuni recenti studi, possono addirittura migliorare l’entità della curva stessa.
La fisioterapia svolge un ruolo altrettanto importante quando la scoliosi necessita di trattamento con il corsetto. Nella fase di preparazione al corsetto verranno proposti esercizi per migliorare la mobilità della colonna, durante il periodo di indossamento del corsetto esercizi di autocorrezione utilizzando le spinte dell’ortesi per migliorarne l’effetto, e nella fase di svezzamento (cioè la fase in cui vengono ridotte le ore di indossamento del corsetto, fino alla rimozione) esercizi con l’obiettivo di ridurre gli effetti avversi dell’utilizzo dell’ortesi e migliorare la stabilità della colonna mantenendo il risultato terapeutico raggiunto.
Matteo Bertagna Fisioterapista, OMT
- Fisioterapista OMT (Orthopaedic Manipulative Physical Therapist)
- Graston Tecnique® Provider
- Riabilitazione ortopedica in età pediatrica
